Lo Yoga come strumento educativo visto dagli studenti di Scienze della Formazione dell’Università di Bolzano/Bressanone
Breve relazione sull’utilità dello Yoga come strumento
educativo
Bianchi Milena – OPT LAB “Yoga per bambini” – A.a. 2019/20
Lo Yoga: strumento pedagogico al passo coi tempi
Cos’è lo Yoga?
Lo Yoga è un pensiero teorico, una filosofia e insieme una metodologia pratica focalizzata e mirata al benessere psico-fisico dell’essere umano. Una disciplina, potremmo chiamarla, nata migliaia di anni fa in India e quanto mai attuale in una società, come la nostra, che sta perdendo di vista il vero significato delle cose, la centralità della persona, l’importanza del benessere psico-fisico nella vita di tutti i giorni. Lo Yoga ha anticipato considerevolmente molte teorie psicologiche, pedagogiche e anche mediche, affermando quello che è forse il suo principio-guida fondamentale: corpo e mente sono inevitabilmente connessi tra loro e si influenzano, positivamente e negativamente, a vicenda.
Lo strumento principale dello Yoga sono gli Asana, ossia le posizioni che il corpo durante la pratica yoga assume, ad un livello sempre maggiore di difficoltà e forza fisica richieste. Gli Asana possono essere di vario tipo e sviluppare abilità o funzioni del corpo diverse, da quelli statici a quelli dinamici, da quelli concentrati su una parte del corpo a quelli più globali, da quelli più “leggeri” a quelli con un impegno fisico molto elevato. In ogni caso, per eseguire correttamente un Asana sono necessari:
- immobilità;
- concentrazione;
- controllo del respiro;
- relax;
- durata (prolungata).
Proprio da queste caratteristiche vorrei prendere spunto per elaborare la mia riflessione.
Il potenziale educativo e formativo dello Yoga per bambini
Lo Yoga è una disciplina molto precisa, molto raffinata, molto “statica” se la si pensa a confronto con l’energia e la vitalità che i bambini di scuola dell’infanzia e primaria esprimono in ogni loro azione. Ma allora: può lo Yoga essere applicato all’educazione? E come può aiutare/sostenere il processo formativo?
In un mondo sempre più frenetico, concentrato sull’esteriorità anziché sull’interiorità, sull’omologazione invece che sull’individualizzazione, lo Yoga si presenta come un valido strumento, una valida metodologia didattica al fianco dell’insegnante. ‘Educare’ non è sinonimo di ‘istruire’: educare significa accompagnare e sostenere un processo di crescita fatto di corse e di arresti, di difficoltà, di tensioni, di disorientamento. Le moderne teorie pedagogiche parlano chiaro:
- bisogna rimettere il bambino al centro del processo di apprendimento;
- bisogna partire dall’individualità e unicità del bambino, per sostenerla nello sviluppo;
- bisogna considerare ‘tutto’ il bambino, che significa non occuparsi solo dell’aspetto cognitivo, ma anche di quello emotivo e fisico, che spesso a scuola sono stati (e sono tutt’ora) trascurati;
- bisogna educare tenendo ben presenti quali sono le emergenze sociali che sempre più si fanno sentire.
Lo Yoga può essere allora un ottimo alleato dell’insegnante. Dedicare alcune ore a settimana alla pratica Yoga coi bambini può essere davvero utile ed efficace per sostenerli in un processo, la crescita, che è davvero molto faticoso.
Riprendendo le cinque parole chiave degli Asana riportate sopra, ne propongo un’analisi in ottica pedagogico-didattica.
1. Immobilità
Stare immobile per un bambino è davvero molto faticoso. Arrivare all’immobilità nelle posizioni dello Yoga richiede un processo lungo, fatto di molta pazienza e molta attenzione alle singole individualità, nel rispetto dei tempi di ognuno. Ma se ci pensiamo bene, la scuola (purtroppo) richiede molto tempo di immobilità, o comunque di non-mobilità: tutto il tempo passato seduti ai banchi a leggere, scrivere, studiare. Sviluppare una capacità sempre maggiore di stare immobili può essere davvero molto utile, oltre che formativo: stare immobili significa anche fermarsi, fare una pausa, prendersi il tempo, “staccare la spina” e concentrarsi, su di sé e sui propri vissuti, emotivi, cognitivi e fisici, per prenderne coscienza e anche distanziarsene consapevolmente, favorendo un po’ di serenità.
2. Concentrazione
Solo nel momento in cui ci si ferma, ci si può davvero concentrare: ‘concentrare’ proprio nel senso di dirigere tutta l’attenzione ed energia verso un unico punto, un unico centro, che è il bambino stesso, nella sua individualità, nella sua unicità. Imparare a concentrarsi porta a un beneficio duplice:
- aumentare la propria capacità attentiva in classe, riuscendo ad indirizzare le proprie energie a ciò che in quel momento gli è richiesto di fare;
- focalizzarsi su se stesso, prendere coscienza della propria individualità, rispettarla e omaggiarla, costruendosi un senso di identità stabile e forte, che risulta essere necessario in tutti i contesti di vita quotidiana, in ogni caso di piccolo o grande fallimento, di piccola o grande difficoltà, per riuscire a riprendere le forze e affrontare i problemi della vita.
3. Controllo del respiro
Questo principio può sembrare strettamente legato allo Yoga e scollegato da quella che è invece la vita quotidiana, anche pratica e concreta, di un bambino. Perché dovrebbe saper controllare il proprio respiro?
Attraverso il controllo del respiro, invece, si possono alleviare tutte quelle tensioni che anche il bambino, seppur piccolo, si ritrova a vivere e sentire addosso, per le aspettative della famiglia e della scuola, per le paure naturali che ogni bimbo può avere, per le difficoltà cognitive, emotive o anche fisiche che il processo di crescita e quello di apprendimento portano con sé. Imparare ad alleviare le tensioni, che spesso si manifestano poi concretamente a livello fisico e, in particolare, muscolare, è davvero importante, fin da piccoli.
Non solo: controllare il respiro favorisce, ma richiede anche, lo sviluppo di una capacità di gestione delle proprie emozioni e reazioni che si manifesta come carattere indiscutibile di crescita e maturazione, richiesto e ritenuto collettivamente un requisito per “diventare grandi”. Favorire questo tipo di consapevolezza e capacità di intervento su se stessi permette di costruire una società meno violenta, che non incorre in atti di bullismo, violenza, odio ecc.
4. Relax
La giornata e la settimana a scuola sono molto stancanti: la mente, ma anche il corpo di un bambino fanno fatica a contenere le energie esplosive che li caratterizzano, ma fanno anche fatica a stare al passo con tutte le richieste che vengono loro continuamente imposte. Un momento in cui il relax non è solo incoraggiato, bensì proprio richiesto per garantire il successo della pratica Yoga, è sicuramente un momento molto fruttuoso a scuola. Distendersi, scollegarsi da tutto, concentrarsi su se stessi e rilassare mente e corpo aiuta a rigenerare le energie e a favorire, quindi, la sedimentazione dell’apprendimento “passato” e anche la preparazione a quello successivo. Come la ricreazione, a mio avviso un momento di relax nelle lunghe giornate a scuola dovrebbe essere un vero e proprio diritto garantito agli alunni.
5. Durata
Nello Yoga, ogni posizione deve essere mantenuta per un lasso di tempo determinato, non va svolta frettolosamente. Questo quinto principio credo sia molto educativo, per diverse ragioni:
- insegna la pazienza, virtù persa di vista nella nostra società frettolosa, dominata dallo stress, dall’ “avere tutto e subito” a cui nuove abitudini come la comunicazione online in tempo reale e il commercio elettronico ci hanno portati;
- insegna il valore dell’impegno e dello sforzo, necessari per arrivare a un buon risultato, che porti tanta soddisfazione… anche nello studio e nel lavoro!
Oltre a questi cinque principi, tre ancora sono i motivi per cui lo Yoga è a mio parere di efficace applicazione a scuola. Il primo è lo sviluppo dell’autostima: caratteristica sempre più assente tra i bambini al giorno d’oggi, ma fondamentale requisito per un buon percorso scolastico, che sia positivo e formativo, anziché demotivante e demoralizzante. Avere a disposizione un momento in cui concentrarsi su se stessi, in cui svolgere dei compiti (gli Asana) nella propria individualità, in un momento in cui il confronto e il giudizio sono banditi e inutili, perché tanto ciò che si valuta, ciò in cui consiste il successo, non è il prodotto finale ma il processo… significa avere davvero la possibilità di rendersi conto del proprio valore e della propria unicità. Anche in questo caso, sviluppare l’autostima non è guadagno solo del singolo bambino, ma dell’intera classe/scuola/società: leadership negativa, baby-gang comandate da individui solo apparentemente forti, ma in realtà molto deboli, fenomeni di cyber-bullismo, sono tutte dinamiche sociali estremamente negative e pericolose che, per un ragazzino che non ha un forte senso di identità, che non crede in se stesso, possono essere trappole molto facili.
Il secondo aspetto che vorrei trattare è lo sviluppo fisico, il mantenimento di un corpo sano e in salute, in forma, forte, resistente, flessibile e reattivo. I bambini di oggi vivono una vita sempre più sedentaria, sia per pigrizia, sia per l’effetto abbagliante dei video-games, sia ancora perché c’è anche chi non può permettersi di iscrivere i figli al corso sportivo extra-scolastico. Fare Yoga a scuola può essere un buon modo per fare un po’ di attività fisica e crescere in modo sano. La pratica Yoga, infatti, richiede, soprattutto in certe posizioni, molto dispendio fisico, e in più, nel proporlo ai bambini, si predilige un approccio ludico e anche movimentato, che permette loro di sentire e vivere il relax che consegue a momenti di grande sforzo e movimento.
Infine, concludo ritornando al principio-guida citato all’inizio: mente e corpo sono un sistema interconnesso e inscindibile. Questo è anche il principio-guida delle moderne metodologie didattiche, che propongono e supportano un approccio olistico all’educazione del bambino, un approccio quindi che non consideri solo l’aspetto cognitivo, ma che si prenda cura del bambino in generale, dunque anche del suo corpo e della sua emotività: un approccio che punti sullo sviluppo globale e che tenga conto delle influenze, sia positive che negative, che possono instaurarsi tra questi tre elementi della personalità dell’alunno in ogni momento della vita a scuola, e dell’extra-scuola. In quanto educatori non si può trascurare neanche uno di questi elementi se si vuole davvero favorire un percorso educativo che sia formativo, ma anche e soprattutto positivo. Il bambino va rispettato, e rispettarlo significa prendere in considerazione tutti i suoi bisogni, le sue esigenze anche fisiche, le sue peculiarità e differenze dall’adulto, i suoi interessi, tutto ciò che lo riguarda.
Perché fare Yoga a scuola, quindi? Perché è uno strumento che, se conosciuto e se usato come filosofia educativa dall’insegnante, può insegnare prima di tutto a lui come sia giusto e corretto rapportarsi al bambino, nel rispetto della sua individualità e del suo percorso di crescita, garantendo un buon progetto educativo da costruire insieme e lo sviluppo di una società futura che, forse, può diventare migliore.